«L’attentato alla vicepresidente è stato uno shock, eravamo in aereo per venire a Venezia mentre è avvenuto, lo abbiamo saputo appena atterrati. Credevamo che il processo del 1985, su cui è incentrato il nostro film, avesse messo fine alla violenza come mezzo per risolvere i conflitti politici. Credevamo che quel ‘nunca mas’, mai più, fosse duraturo». Così il regista Santiago Mitre parla di quanto accaduto a Cristina Kirchner durante la conferenza stampa di presentazione di Argentina, 1985. Tutto il cast e il gruppo di lavoro appare fortemente coinvolto, in molti ricordano la propria esperienza di vita sotto il regime.

NELLE PAROLE dell’attore Ricardo Darín, interprete del pubblico ministero Julio Strassera: «Purtroppo abbiamo vissuto molte dittature nel nostro Paese e le ultime sono state particolarmente crudeli, difficili da comprendere. Non se ne è parlato per molto tempo, per il troppo dolore. È una storia che non riguarda solo l’America latina ma tutta l’umanità, dobbiamo lavorare per la giustizia e la libertà raccontando alle giovani generazioni quanto successo».

Prosegue la produttrice Victoria Alonso: «Per ogni società arriva il momento giusto per raccontarsi, e quel momento è arrivato per l’Argentina. Le persone uccise sono un dato di fatto che testimonia la violenza selvaggia della dittatura».

Orgogliosa di aver recitato in questo film si dice Alejandra Flechner, che aggiunge: «Non ho dovuto fare alcuna preparazione perché mi sono resa conto di avere tutto quel vissuto ancora dentro di me, più di quanto pensassi. Il processo è stato la risposta di una democrazia, seppur fragile, ma ha dato il via a un processo ancora in corso». Mitre chiude poi sul potere del cinema: «Dopo quella sul campo, la battaglia avviene nell’ambito del ricordo e qui il cinema può esserci di grande aiuto. Il processo ha rappresentato qualcosa di quasi miracoloso, perciò è un onore per me aver diretto questo film».