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16 Novembre 2024Giornata di mobilitazioni in tutta l’Italia, contro il governo e per la Palestina. A Torino tensioni e tafferugli con la polizia
«Ogni giorno è No Meloni Day» per gli studenti e le studentesse di tutta l’Italia. A Torino lo hanno scritto lungo uno striscione, sfilando ieri mattina contro il governo e per ricordare il genocidio in corso in Palestina. I tagli alla scuola, l’aumento dell’alternanza scuola-lavoro, i lavoratori e i ricercatori precari, gli istituti scolastici sempre più simili ad industrie che a luoghi dove sviluppare un sapere libero: questo contestano i circa 500 studenti dei licei e istituti torinesi. Con loro tante le manifestazioni in giro per l’Italia: Roma, Milano, Padova, Napoli. Ma è in quella piemontese che sono state maggiori le tensioni con la polizia e non sono mancate azioni che stanno facendo discutere gli esponenti del governo di Giorgia Meloni.
IN PARTICOLARE, di fronte all’Ufficio scolastico regionale, gli studenti hanno dato fuoco a un fantoccio raffigurante il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Ma molti sono, secondo i manifestanti, i politici colpevoli non solo della situazione in Italia, ma anche per quello che accade a Gaza. Le immagini di Giorgia Meloni, Elly Schlein e Matteo Salvini sono state infatti imbrattate da mani ricoperte di vernice rossa: «Complici del genocidio» è la didascalia, altri cartelli sempre macchiati di rosso a raffigurare il sangue del popolo palestinese raffigurano invece Antonio Tajani, il ministro dell’interno Antonio Piantedosi e quello della Difesa Guido Crosetto.
IL TUTTO AVVIENE a due giorni dall’irruzione di cinquanta manifestanti, e cinquanta a bloccare l’ingresso, nella sede torinese di Leonardo Spa, accusata di fornire armamenti all’esercito isrealiano: in quell’occasione è stato calato uno striscione con scritto «Leonardo complice del genocidio, boicottiamo l’industria della guerra».
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LE TENSIONI maggiori sono avvenute invece quasi alla fine del corteo, davanti alla Prefettura torinese dove i manifestanti hanno lanciato alcune uova e la Polizia ha risposto prima con diverse manganellate e poi con i lacrimogeni. Un ordigno artigianale è poi esploso liberando esalazioni urticanti per cui diciotto poliziotti sono ricorsi alle cure del pronto soccorso. Il corteo è poi giunto davanti alla sede Rai, difesa dai poliziotti in assetto antisommossa e da un paio di camionette ad ostruzione. Anche qui i manifestanti hanno fatto sentire la loro voce, per un’informazione obiettiva sui crimini commessi dal governo israeliano in Palestina.
GLI STUDENTI infine sono poi entrati con la forza nel Museo del Cinema alla Mole Antonelliana, sono corsi al primo piano, strappato la bandiera italiana, issato quella palestinese e hanno appeso lo striscione «Le scuole sanno da che parte stare, contro il governo e genocidio», che era stato in testa al corteo per tutto il tempo. Azioni dimostrative anche contro Mc Donalds e Burger King colpevoli di sostenere Israele: i due fast food sono stati fuori imbrattati di scritte e hanno visto gli studenti entrare al grido di «Free free Palestine», prima di tornare a Palazzo Nuovo sede delle facoltà umanistiche, dove si è concluso il corteo. La tensione resta alta anche perché stasera ci sarà in città la manifestazione regionale «Basta armi a Israele».
PER QUELLO che riguarda il resto dei cortei sparsi per tutto il paese, gli attimi di tensione tra giovani manifestanti e le forze dell’ordine sono stati praticamente pari allo zero e tutto si è svolto pacificamente. A Roma circa 2 mila persone sono partite da Piazzale Ostiense e arrivate fino a viale Trastevere, sotto la sede del Ministero dell’Istruzione. Tantissime le bandiere palestinesi presenti, che poi sono state affisse anche sui muri del ministero. A metà corteo quattro ragazzi si sono ammanettati davanti a gli agenti di polizia, bandane rosse a coprire il volto e al collo scritte contro il ddl sicurezza. Nel pomeriggio, sempre a Roma davanti al Mim, hanno protestato anche i docenti: mai un numero così alto di precari nel settore.
A NAPOLI gli studenti erano quasi 5 mila, con una presenza significativa anche di docenti, genitori e lavoratori solidali con le richieste del mondo studentesco. In centinaia hanno manifestato anche a Perugia rivolgendo forti critiche alla Regione: «La Regione Umbria non ci ha mai ascoltato. I costi per una famiglia sono sempre più alti, basti pensare alle spese da sostenere per un abbonamento scolastico “per il trasporto”, che superano a volte i 300 euro» scrive in una nota Lorenzo Ferranti, di Altrascuola Rete degli studenti medi Umbria. Buona affluenza anche al corteo di Pisa dopo che lunedì scorso c’è stata una partecipatissima assemblea all’ateneo cittadino, con oltre 500 tra studenti e precari presenti. «Costruiamo l’opposizione, liberiamo il paese, rovesciamo il governo» gli slogan scritti sugli striscioni esposti dai collettivi studenteschi ad Ancona.
ANCHE nel capoluogo marchigiano si è svolto un sit-in molto pacifico, a cui hanno partecipato un centinaio di persone. A Genova in piazza anche le due studentesse che si erano incatenate nell’atrio dell’università per chiedere all’ateneo di aprire un centro antiviolenza.