
Al Green – Let’s Stay Together
25 Giugno 2025
Il PD senese: un partito chiuso in sé stesso
25 Giugno 2025
Mariella Baccheschi
Piancastagnaio
I Manifesti degli anni settanta, che saranno in mostra a Piancastagnaio nelle sale della Rocca Aldobrandesca dal 27 giugno al 27 luglio 2025, sono stati conservati con cura nella biblioteca comunale e ora rivedono la luce in occasione di un revival che vuol compiere un tuffo nel passato per ricordare “come eravamo” circa mezzo secolo fa. La mostra nasce infatti “dal desiderio di riscoprire e valorizzare la memoria storica, sociale e visiva del paese – scrive l’assessore alla Cultura Pierluigi Piccini – attraverso un patrimonio spesso dimenticato: i manifesti pubblici. Curata da Michele Scalacci, l’esposizione presenta circa 40 manifesti originali degli anni Settanta, un decennio decisivo per la costruzione dell’identità contemporanea di Piancastagnaio. Manifesti che raccontano la quotidianità, le trasformazioni, le aspirazioni e le tensioni di una comunità in movimento: tornei sportivi, assemblee politiche, attività emergenti, feste popolari, concerti e veglioni compongono un affresco vivido e partecipato di quell’epoca”. “Il materiale rinvenuto è in buono stato di conservazione, pur trattandosi di carta da manifesto e di una età di circa 50 anni -spiega Scalacci -. Rievocano la nascita del Crastatone, le prime edizioni di feste che perdurano fino a noi, manifesti politici o pubblicitari, composti allora pazientemente con i caratteri mobili, come ricorda mio padre Mauro, artefice di gran parte di quei manifesti”. Effimeri per natura, i manifesti erano strumenti di comunicazione diretta: appesi nei luoghi centrali, informavano, convocavano, creavano connessioni. Oggi, a cinquant’anni di distanza – aggiunge Piccini – diventano preziosi documenti storici che parlano a tutte le generazioni. Offrono spunti per riflettere su temi ancora attuali: il rapporto tra spazio pubblico e partecipazione, l’evoluzione del linguaggio grafico, la costruzione dell’identità collettiva in un paese di montagna che ha saputo trasformarsi senza perdere il legame con la propria storia. La mostra ha una forte valenza educativa e intergenerazionale: stimola nei più giovani la curiosità per la storia locale e invita le generazioni più anziane a condividere ricordi e racconti. Diventa così un luogo di narrazione condivisa, dove la memoria individuale si intreccia con quella collettiva. L’iniziativa si inserisce in un più ampio percorso voluto dal Comune di Piancastagnaio, che riconosce nella memoria una risorsa strategica, per rafforzare il senso di appartenenza e promuovere un turismo culturale sostenibile.
Piancastagnaio
Manifesti in mostra, viaggio nella storia Rocca Aldobrandesca, da venerdì 27 un tuffo nella memoria
Forse meglio di lui nessuno avrebbe potuto curare una mostra dei manifesti di Piancastagnaio degli anni ’70. Perché Michele Scalacci non solo di professione fa il grafico e il tipografo ma dichiara di essere stato «partorito in tipografia» e racconta di aver assorbito fin da bambino (ora ha quasi 48 anni) l’inconfondibile odore del piombo fuso, sprigionato dalle monumentali linotype, antenate degli attuali computer. A far quadrare il cerchio è stata poi la scoperta che i quaranta manifesti che da venerdì 27 (e fino al 27 luglio) saranno in mostra negli spazi espositivi della Rocca Aldobrandesca e che sono stati miracolosamente conservati nella biblioteca pubblica, sono stati ‘fatti’, 50 anni fa, dal babbo Mauro, dal quale Michele ha ereditato il nobile e utile mestiere. Per una volta il verbo ‘fare’ è quello giusto perché realizzare un manifesto richiedeva tante competenze, pratiche e creative. «Così – spiega Scalacci – abbiamo voluto che anche il manifesto della mostra fosse realizzato con le tecniche di allora, con i ‘caratteri mobili’ composti nel telaio, e abbiamo impiegato un giorno intero. È stato un insegnamento sui ritmi che caratterizzavano la vita, il lavoro e anche la comunicazione, di cui i manifesti murali erano l’unica espressione e anche la più diretta. Quindi, da curatore esordiente, posso dire che è stata la mostra ad aver avuto cura di me». I manifesti, ‘appesi nei luoghi centrali – scrive l’assessorato alla cultura – informavano, convocavano, creavano connessioni. Oggi diventano preziosi documenti storici che offrono spunti per riflettere sul rapporto tra spazio pubblico e partecipazione, sull’evoluzione del linguaggio grafico, sulla costruzione dell’identità collettiva in un paese di montagna». Ed eccoci ai messaggi che, annunciando tornei sportivi, assemblee politiche, attività emergenti, feste popolari, a cominciare dal nascente Crastatone, concerti e veglioni, compongono un vivido e istruttivo affresco dell’epoca.
Diego Mancuso
https://www.lanazione.it/siena