Fino allo scoppio della guerra nei Balcani, Prijedor era una città dove musulmani, croati e serbi vivevano pacificamente da secoli. Nel maggio del 1992 le milizie serbe avviarono un rastrellamento dei residenti musulmani e croati che furono confinati nei campi di concentramento e torturati, nel tentativo di disumanizzarli, annientarli. Tra coloro che hanno vissuto l’incubo c’era il poeta e giornalista Rezak Hukanović, un sopravvissuto, il cui avvincente libro-testimonianza riporta i crimini contro l’umanità commessi dai serbi nei campi di detenzione di Omarska e Manjača. Hukanović e suoi amici, colleghi, parenti, vicini furono sottoposti ad atti di terrore e tortura, impotenti spettatori di omicidi orribili. Attraverso i suoi occhi increduli osserviamo, attoniti a nostra volta, la civiltà strappata via sia all’aggressore sia alla vittima, e la brutalità più cieca che mette in discussione le concezioni di dignità e umanità.

Sconvolgente…il lacerante racconto di Hukanović rievoca l’opera di Primo Levi. The Observer

Inquietante, schiacciante e profondamente toccante, Il decimo girone dell’inferno è il primo racconto autobiografico dei crimini contro l’umanità commessi dai serbi durante la guerra bosniaca. Rezak Hukanović è stato solo uno tra le migliaia di musulmani e cittadini croati che hanno vissuto gli atroci atti di terrore, tortura e morte nei campi di concentramento di Omarska e Manjača, nel nome della «pulizia etnica», mentre il resto del mondo civilizzato se ne stava a guardare. Literary Review

Terrificante e disarmante… Hukanović non era un reporter ma un prigioniero in questo inferno, e la sua storia è tagliente come le lame dei coltelli che ha visto penetrare nei corpi dei suoi amici e dei suoi
compagni di prigionia… Ed Vulliamy, The Observer

Hukanović merita di certo un posto accanto agli altri testimoni – come Primo Levi – che hanno scritto di simili eventi. New York Times

Dante si era sbagliato. All’inferno non ci sono nove gironi, ma dieci. Rezak Hukanović vi porta nell’ultimo, quello più spaventoso e straziante. Elie Wiesel

Non distogliete lo sguardo, per favore. Qui vi si chiede di leggere fino in fondo, senza saltare le parti più scabrose, perché non si dica ancora: «Non sapevo». Paolo Rumiz

L’autore della prefazione

Eliezer Wiesel, detto Elie (Sighetu Marmației, 30 settembre 1928 – New York, 2 luglio 2016), è stato uno scrittore, giornalista, saggista, filosofo, attivista per i diritti umani e professore rumeno naturalizzato statunitense, di origine ebraica e poliglotta, originario della parte rumena del Maramaros, superstite dell’Olocausto. È stato autore di 57 libri, tra i quali La notte, resoconto autobiografico in cui racconta la sua personale esperienza di prigioniero e superstite nei campi di concentramento di Auschwitz, Buna e Buchenwald. Nel 1986 è stato insignito del Nobel per la pace

L’autore della postfazione

Paolo Rumiz (Trieste, 20 dicembre 1947) è  giornalista, scrittore e viaggiatore italiano. Vincitore di diversi riconoscimenti tra cui il Premio Hemingway, Premio Chatwin-camminando per il mondo, Premio ANA Giornalisti dell’anno, Premio Procida-Isola di Arturo – Elsa Morante Sezione mare, è tra i massimi esperti degli eventi dell’aria balcanica e danubiana.

Libro pubblicato con il contributo della Regione Campania.