Si scambiano metaforici bacetti nel romantico parco di Varsavia, ma più che il quadretto di Peynet sembra un idillio tra Crudelia Demon e il Conte Dracula. Giorgia Meloni e Mateusz Morawiecki, coppia di testa dei Conservatori europei, si coprono a vicenda di complimenti. Esaltano il reciproco valore nel difendere i confini, ossessione comune. Si professano uguali in tutto e per tutto ma la sviolinata è condita con riferimenti poco rassicuranti: guerra, armi, pulsioni securitarie esplicite, confini insormontabili, barriere europee.

PRIMA DI TUTTO il sostegno all’Ucraina: terreno comune «sul quale abbiamo posizioni identiche», come sottolinea il premier polacco. Anche se nessuno dei due lo dice apertamente è un sostegno che deve arrivare sino alla vittoria finale, piena e senza margini di ambiguità. Questo s’intende quando si dice, come fa la presidente del consiglio italiana, che la pace deve «garantire la piena sicurezza dell’Ucraina anche nel futuro», formula adoperata da Zelensky per alludere appunto alla necessità di mettere la Russia in condizione di non nuocere una volta per tutte.

Poi armi, tante, per la difesa europea, una fortezza sguarnita che fortezza è, e vigilanza sui confini orientali perché con la Wagner in Bielorussia la guardia deve restare altissima.

Ma la comunanza di vedute è piena anche dove invece i due alleati sembrano darsele di santa ragione, sull’immigrazione che nel colloquio di ieri mattina è stato il piatto forte.

La divisione è un’illusione ottica: «La nostra posizione è sostanzialmente la stessa: fermare l’immigrazione illegale. Finché la Ue pensa di risolvere il problema gestendo l’immigrazione sul territorio europeo non ci sarà una soluzione. Bisogna fermare l’immigrazione illegale prima che arrivi da noi, con un lavoro sull’Africa», ripete la premier di Roma.

Giorgia Meloni

Finché la Ue pensa di risolvere il problema gestendo l’immigrazione sul territorio uropeo non ci sarà una soluzioneLa strategia comune è passare dai ricollocamenti alla difesa esterna della Fortezza Europa.

A fronte di questo obiettivo i contrasti di interessi come quello sul Patto per l’immigrazione, ancora legato a una visione del fenomeno come problema di equa ripartizione degli arrivi, sono robetta insignificante. E comunque «Mateusz» fa benissimo ad alzare la voce: «Chi pensa di poterci dividere si illude. Ammiro la forza con cui difende gli interessi nazionali», scandisce Meloni.

CERTO, SU UN PUNTO l’alleata italiana è costretta a glissare. Il leader del Pis polacco boccia senza appello l’intesa raggiunta in Lussemburgo e sottoscritta anche dall’Italia, quella che lo vuole multe di 20mila euro per ogni ricollocazione negata. E conferma il referendum popolare: «Non è la Commissione europea che può decidere. È il Paese sovrano a decidere i confini e chi accettare», rivendica Morawiecki. Che si scaglia contro «questa centralizzazione pericolosa da parte europea».

Mateusz Morawiecki

Non è la Commissione Ue che può decidere. È il Paese sovrano a decidere i confini e chi accettare. La priorità della Ue dovrebbe essere la sicurezza dei suoi paesiMeloni fa finta di non sentire, ma spezza la sua lancia a favore del «principio di sussidiarietà», l’opposto della centralizzazione, e insiste sulla necessità di riconoscere anche materialmente a Varsavia l’enorme aiuto offerto ai profughi ucraini: insomma di moltiplicare i per la verità scarsi fondi stanziati dall’Europa.

Potrebbe essere una di quelle classiche sceneggiate allestite dai politici per mascherare lacerazioni sotto pelle. Non è così. L’intesa tra i due partiti gemelli è reale e più che solida. Il sogno, forse a portata di mano, di modificare l’essenza stessa e l’orizzonte dell’Unione europea è un cemento fortissimo.

Ma perché quel sogno non si riveli una chimera è essenziale una vittoria non solo numerica ma politica nelle prossime elezioni europee; un cambio di maggioranza e la conquista di una o più commissioni.

NEL POMERIGGIO Meloni si fa vedere alla conferenza sul «Futuro dell’Unione» organizzata dal gruppo Ecr. «Il nostro obiettivo è costruire nell’europarlamento una maggioranza alternativa a quella attuale», spiega dal palco il tricolore Nicola Procaccini.

Una maggioranza composta solo da Popolari e Conservatori è impossibile, lo sanno benissimo anche Giorgia Meloni e Mateusz Morawiecki. L’obiettivo è smuovere il francese Emmanuel Macron e i Liberali, facendo leva sull’asse con il liberale olandese Mark Rutte e, almeno nei sogni della premier italiana, in una simile maggioranza potrebbero trovare posto anche l’alleato di governo Matteo Salvini e Marine Le Pen.

Non l’AfD tedesca però: quello resta un limite invalicabile persino nei sogni.