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UniCredit è al centro di una fase delicata, con operazioni strategiche in corso su più fronti. Da un lato, prosegue la complessa offerta pubblica su Banco BPM, approvata dal governo ma con vincoli severi imposti attraverso il Golden Power: l’obbligo di mantenere per almeno cinque anni gli investimenti in titoli di Stato italiani, il rapporto tra impieghi e depositi, e l’impegno nel project finance. Il punto più critico riguarda la richiesta di un’uscita completa dalla Russia entro gennaio 2026, che UniCredit considera troppo rapida.
Parallelamente, la banca guarda alla Germania, dove detiene una quota in Commerzbank, ma incontra resistenze: i vertici tedeschi escludono qualsiasi trattativa per una fusione, mentre da Roma si prepara un confronto informale tra il ministro dell’Economia Giorgetti e l’omologo tedesco Klingbeil.
In questo contesto, si rafforza la pressione del governo italiano affinché le banche sostengano la finanza pubblica. Tutti i principali istituti, infatti, hanno aumentato in modo significativo l’esposizione ai titoli di Stato italiani. Una scelta incoraggiata dall’esecutivo, che considera il coinvolgimento delle banche nei BTP come una questione di sicurezza nazionale.
L’intero scenario conferma il crescente intreccio tra finanza e politica: mentre UniCredit cerca margini di manovra, il governo intende esercitare un controllo più diretto sulle grandi operazioni, promuovendo al contempo una strategia economica fondata sul rafforzamento dell’interesse nazionale.