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Il recente pronunciamento giudiziario, che ha coinvolto alcuni contradaioli in relazione ai fatti verificatisi durante il Palio del 2018, mette in luce un aspetto centrale nel dibattito sulla gestione di questo patrimonio che va ben oltre la semplice corsa: si scontrano due visioni profondamente diverse e spesso inconciliabili.
Da un lato, troviamo la visione che si fonda sul “noi”. È quella che anima il regolamento tra il Comune e le Contrade, di fronte a un’idea condivisa di Festa come bene comune, come patrimonio collettivo che si basa sulla responsabilità e sull’autonomia di una comunità orgogliosa delle proprie radici. Questa prospettiva sottolinea l’importanza di regole condivise, che sanciscono valori profondi e rafforzano il senso di appartenenza, unendo le contrade sotto un ideale di unità e di responsabilità collettiva.
Dall’altro, si afferma una visione incentrata sull’”io”, quella che si radica in norme rigide e normative più individualistiche, che privilegiano diritti e doveri di singoli soggetti, spesso di derivazione generale e pur importante nel sistema giuridico della Repubblica. Tuttavia, questa impostazione, se troppo isolata e astratta, rischia di ridurre la Festa a un semplice fatto amministrativo o giudiziario, perdendo di vista le sue radici comunitarie, il suo significato autentico e il suo valore di identità condivisa.
Le dichiarazioni di principio, formulate dal Magistrato delle Contrade e dalle associazioni come Area Civica e Sena Civitas, sono spesso solo parole che restano su un piano idealistico, prive di concreta attuazione. La responsabilità di dar loro vita e di tradurle in azioni effettive spetta in modo prioritario all’Amministrazione comunale, chiamata ad assumere un ruolo di coordinamento, indirizzo e strategia.
Per affrontare questa sfida, è fondamentale coinvolgere tutte le parti interessate — Contrade, Comune, Magistrato e associazioni — in un percorso condiviso, finalizzato alla redazione di un regolamento ufficiale. Un documento che chiarisca limiti, responsabilità e procedure operative, diventando così il punto di incontro tra le due visioni e valorizzando il senso di responsabilità collettiva e individuale.
Come avviene in altri contesti regolamentari di rilievo, sarebbe utile adottare un accordo scritto e firmato, che formalizzi gli impegni reciproci e responsabilizzi tutti i soggetti coinvolti, rafforzando la legalità e la coerenza dell’intera organizzazione.
Questo percorso rappresenta un mutamento di paradigma culturale e istituzionale: un passo imprescindibile per rafforzare l’identità millenaria del Palio e garantirne la continuità nel rispetto di regole condivise. Solo attraverso un’azione strutturata, ampia e partecipata, Siena potrà continuare a proteggere il suo patrimonio, ridurre il rischio di controversie e rafforzare la coesione sociale ed istituzionale.
Il Palio, erede di una storia secolare, deve rimanere il simbolo di una comunità forte e unita, capace di integrare responsabilità collettiva e tutela individuale. Solo così Siena potrà continuare a essere esempio di rispetto, legalità e coesione, alimentando il suo patrimonio spirituale e identitario per le generazioni future.