L’Agenzia Europea del Farmaco (Ema) ha approvato ieri il vaccino anti-Covid-19 prodotto dalla Pfizer e aggiornato alle nuove varianti in circolazione del ceppo XBB. A questa classe di virus appartengono anche le nuove varianti «Eris» e «Pirola» che, secondo gli epidemiologi, starebbero causando un’accelerazione del contagio a livello internazionale. Il nuovo vaccino è monovalente, cioè contiene solo il ceppo XBB.1.5, a differenza degli aggiornamenti precedenti che contenevano ancora il ceppo originale circolato a Wuhan nel 2020 e ormai scomparso.

L’Ema ha raccomandato il vaccino come richiamo nelle persone con più di cinque anni e come tripla dose iniziale per i bambini al di sotto di questa età. In Italia la campagna vaccinale di autunno riguarderà prioritariamente le persone con più di sessant’anni, gli operatori sanitari e le persone fragili e inizierà dopo la ratifica della decisione da parte dell’Aifa, attesa per i prossimi giorni. «Il vaccino stagionale è pronto per la consegna non appena arriverà l’approvazione finale», ha detto l’amministratore delegato della Pfizer Albert Bourla.

Il nuovo vaccino Pfizer avrà un costo maggiorato per i Paesi dell’Unione Europea rispetto ai circa 20 euro a dose pagati finora. L’Ue ha accettato condizioni ancora più gravose imposte dall’azienda pur di spalmare le consegne. Il contratto iniziale infatti prevedeva la fornitura di 450 milioni di dosi nel 2022 e altrettante nel 2023. Ma è una quantità largamente superiore alla domanda: secondo i dati del Centro europeo per il controllo delle malattie, in tutta l’Ue sono state somministrati 185 milioni di dosi nel 2022 e appena 6 milioni nel 2023. Ricevere tutti i vaccini prenotati avrebbe significato lasciarne scadere una larga parte. Alla fine di maggio, la Commissione Europea ha rinegoziato le consegne accettando di pagare un sovrapprezzo alla Pfizer. Sul nuovo accordo – come su quello vecchio trapelato solo grazie a inchieste giornalistiche – vige il segreto commerciale: Bruxelles si è limitata a dichiarare che «il prezzo non differisce in modo sostanziale da quanto inizialmente concordato».

Dipende da cosa si intende per «sostanziale». Pfizer, infatti, pratica politiche molto aggressive sul prezzo dei farmaci. Negli Usa, ad esempio, l’azienda ha dichiarato che il costo del nuovo vaccino sarà innalzato a 110-130 dollari a dose, cioè oltre cinque volte di più rispetto al valore iniziale. La società punta a recuperare un fatturato che, nel secondo trimestre del 2023, è calato del 54% rispetto all’anno precedente, dopo un biennio record in cui la Pfizer è diventata la prima azienda farmaceutica mondiale.

Le alternative a cui rivolgersi esistono: l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha approvato l’uso di ben 11 vaccini, alcuni dei quali costano meno di 5 euro. L’Europa però si è legata a Pfizer per molti anni a venire. L’accordo del 2021 firmato con l’azienda riguarda 1,8 miliardi di dosi tra ordini e opzioni: quanto basta a vaccinare l’intera popolazione europea quattro volte. Al ritmo tenuto nel 2023, le dosi Pfizer prenotate basteranno per i prossimi decenni.

Come le versioni precedenti, il vaccino appena approvato non fermerà il contagio ma contrasterà lo sviluppo dei sintomi più gravi. Il virus sta rialzando la testa, secondo gli ultimi dati diffusi dall’Oms. In agosto, i nuovi casi segnalati all’organizzazione sono aumentati del 63% rispetto al mese precedente. L’aumento dei casi per ora non si è tradotto in un aumento dei decessi. L’Italia, dove secondo il nostro ministero della Salute i casi positivi sono raddoppiati nell’ultima settimana, è il Paese europeo con il maggior numero di vittime (165 nell’ultimo mese) dopo la Russia. E per la quarta settimana consecutiva la percentuale di posti letto occupati da pazienti positivi è in aumento: ora è al 2% in area medica. Numeri gestibili, ma che possono mettere a rischio i pazienti fragili ricoverati in ospedale con scarse difese immunitarie, che anche dal vaccino ottengono una difesa limitata.

Per questo la Federazione degli oncologi, cardiologi ed ematologi (Foce) il 28 agosto ha scritto al ministro per chiedere che negli ospedali l’isolamento dei pazienti positivi venga ripristinato per non mettere a ulteriore rischio i malati oncologici. «Il Covid continua a essere una malattia che, quando colpisce i fragili, può portare anche alla morte e l’isolamento dei positivi preserva dal contagio delle persone vulnerabili», ha spiegato l’oncologo Francesco Cognetti, presidente della Foce. «In molti ospedali, ormai, non vengono più effettuati di routine i tamponi ai pazienti, ai sanitari e ai famigliari che li frequentano». Ma dal ministero per ora non è arrivata risposta.