Giovanni Mininni, alla manifestazione di Bari ha parlato anche Luciano Canfora. Ha detto che ‘oggi la vera divisione è fra chi lavora e chi sfrutta’. La reintroduzione, o per meglio dire l’estensione dei voucher, ne è la riprova. Che effetto avrà nel settore agricolo, che come segretario generale della Flai Cgil conosce bene?

“Lo destruttura completamente, cancellando di fatto il contratto collettivo di lavoro, e facendo saltare un’impianto normativo che oggi dà un minimo di tutele. Nemmeno i governi Berlusconi e Renzi, non certo sensibili alle ragioni del lavoro, erano arrivati a tanto. Per il semplice motivo che stiamo parlando di un settore dove la flessibilità è la regola, perché il lavoro agricolo è discontinuo, è legato al ciclo della natura, delle stagioni, delle variabili atmosferiche. Prova ne è che solo il 10% degli addetti ha un contratto indeterminato. L’altro 90% lo ha a tempo. Sono gli stagionali, quelli che lavorano con contratti che possono essere anche di un solo giorno, e che sono comunque iscritti agli elenchi dell’Inps. Quindi con un un minimo di diritti, compresa la malattia e la disoccupazione se superano i 51 giorni di impiego nel corso dell’anno”.

E’ su di loro che si abbatterà la mannaia dei voucher?

“Certo. Il governo Meloni vuole estendere a loro l’utilizzo dei voucher. Equiparandoli ai lavoratori occasionali. A chi, come gli under 25, i pensionati e i disoccupati, erano stati individuati dal governo Gentiloni come gli unici casi in cui il voucher era possibile, riducendo così dell’80% il loro uso. Invece questo esecutivo, prodigo di interventi a sostegno delle imprese, porta da 5 a 10mila euro annui la soglia per pagare con i voucher. E porta da 5 a 10 dipendenti diretti la soglia perché le imprese possano utilizzarli. Allargandone di fatto l’uso, in un settore dove le aziende agricole con più di 10 dipendenti diretti sono considerate ‘grandi’ e sono una minoranza, quasi all’intero settore”.

Insomma, più che ‘non disturbare chi vuol fare’, slogan caro a Giorgia Meloni, si tratta di non disturbare il padrone?

“Appunto. Si sostituisce lavoro tutelato, seppur povero, con lavoro povero e non tutelato. Ad esempio i voucher diventeranno anche uno strumento per accentuare lo sfruttamento e la vulnerabilità dei braccianti extracomunitari. Ennesima riprova che i voucher non rispondono alla supposta esigenza di semplificare. Rispondono al desiderio delle imprese, in particolare delle medio-piccole, di avere mano libera. Cancellando i diritti dei lavoratori. Quando poi le associazioni datoriali lamentano che ci sono sempre meno persone che vogliono lavorare nelle campagne, accusando il reddito di cittadinanza o gli immigrati, che pure rappresentano il 40 degli addetti del settore, ‘dimenticano’ sempre di dire che, se mancano i lavoratori, è perché vengono pagati poco. La nostra agricoltura paga poco le persone, a tal punto da farle scivolare sempre più verso il ‘lavoro povero’. Quello che anche con un contratto regolare non arrivano alla fine del mese. Con i voucher si chiude il cerchio, vogliono dire che i lavoratori vanno ulteriormente sottopagati o addirittura ridotti in schiavitù. Ai caporali infatti i voucher piacevano tantissimo, così come alle aziende scoperte a sfruttare i lavoratori”.

Oltre che in agricoltura, l’estensione all’utilizzo dei voucher intende riguardare anche i settori della ristorazione, del lavoro domestico e dei servizi alla persona.

“Altre facce della stessa medaglia. Quella della mercificazione del lavoro. Oggi abbiamo scioperato non perché il governo è di destra, ma perché attacca, deliberatamente, le classi sociali più deboli. Sono le stesse motivazioni che un anno fa ci portarono a scioperare contro la manovra del governo Draghi. Perché le politiche di austerità in questo paese non finiscono mai. Aumentando ancor di più le disuguaglianze che lo affliggono”.